Secondo una ricerca di YahooLabs, il ciclo di vita di una notizia online è pari a 24 ore. In buona sostanza, secondo questo studio (reperibile su Lsdi.it e sul blog di Pierluca Santoro oltre che qui) una notizia, pubblicata da un mainstream, ha una “vita sociale”, cioè viene condivisa sulle piattaforme social, per 24 ore, con un andamento parabolico, ovvero crescente sino a un punto di picco, per poi decrescere velocemente.
Questo studio conferma di fatto due cose. La prima è il ruolo di “produttore primario delle notizie” che hanno i siti d’informazione, mainstream o meno, la seconda è la estrema velocità di propagazione di una notizia sulla Rete. Secondo i dati di YahooLabs, a fronte di 100mila notizie ci sono state 40 milioni di reazioni da parte degli internauti. Un rapporto pari a 1/400, che conferma l’enorme potenza di diffusione di una notizia tramite le dinamiche virali della Rete.
L’altro elemento importante, soprattutto per quanto riguarda gli aspetti di crisis management, è che una notizia “non alimentata”, in genere, muore in 24 ore. Poniamo un caso di crisi. Una notizia critica esce su un sito mainstream o su uno autorevole all’interno di un cluster. nelle more dell’intervento dell’ufficio stampa dell’iorganizzazione coinvolta, questa si diffonde sulle piattaforme sociali. In questo caso, non essendo riusciti a bloccare la crisi sul nascere, la priorità risulta, evidentemente, evitare che i media online ci ritornino sopra, per evitare che la stessa notizia, approfondita o arricchita da altri dettagli, abbia un nuovo ciclo di vita di 24 ore. L’intervento delle online media relations per smorzare o disinnescare una notizia, che riesca nel suo intento, ha ottime possibilità di limitare la diffusione di una notizia potenzialmente critica e impedire che si sedimenti nella memoria del cluster di riferimento.