I social Network stanno uccidendo le PR?

5409

Parlare di Internet vuol sempre più dire parlare di Social network. Facebook, Twitter, LinkedIn hanno preso ormai la ribalta digitale. Per le aziende è una corsa precipitosa a cercare di cogliere quello che i nuovi strumenti di comunicazione sociale offrono in termini di comunicazione e marketing. In tutto questo per alcuni le attività di media relations, il tradizionale “ufficio stampa”, rischia di scomparire, travolto dalla disintermediazione e dalla necessità di costruire un rapporto diretto fra le aziende e i propri stakeholders.

In realtà le PR sono vive e vegete, anzi sono diventate uno strumento strategico e sempre più centrale nel mix di quelli della comunicazione aziendale. Stanno subendo però una metamorfosi profonda a più livelli. La sfera social impone ai comunicatori di entrare in relazione con le communities, con gli influencers, di farsi accettare e di portare a questi soggetti “valore”. Imparare a gestire il rapporto diretto con gli stakeholders, è questa la nuova sfida che i comunicatori devono affrontare. E non basta più comprendere cosa sia la Rete, confrontarsi con i giornalisti e i giornali online, conoscere i nuovi cicli della notizia, declinare i “vecchi” strumenti (comunicato stampa, conferenza, intervista, recall) secondo i nuovi paradigmi digitali. Ora è necessario conoscere le proprie communities di riferimento, comprenderne le dinamiche e gli interessi, identificare gli influencers e saperci entrare in contatto.

I Social network sembrano un mondo appannaggio esclusivo del marketing e di nuove figure professionali come il social media manager o il community manager. In realtà il mondo “sociale” del Web 2.0 esprime, al suo interno nuove forme di media e nuove dinamiche di comunicazione che esasperano i paradigmi della Rete ma chiedono ancor di più un ruolo di media relations deciso e decisivo purché sia dedicato e specializzato. Così, dopo che un comunicatore abbia imparato a comprendere Internet nella sua totalità e ne abbia assunto le nuove dinamiche e i nuovi paradigmi di comunicazione, dovrà necessariamente “entrare in relazione” con il mondo dei social network, con i social media in generale, implementando nuovi strumenti professionali, nuovi linguaggi, nuove tecniche e ripensando il proprio ruolo sia nei confronti nel mondo digitale che all’interno della propria organizzazione, per relazionarsi con efficacia con le nuove strutture che con il web “lavorano” in termini di marketing e sviluppo del business.

Ho provato ad approfondire questi temi nel mio ultimo libro “Social Media Relations. Comunicatori e communities, influencers e dinamiche sociali del Web. Le P.R. online nell’era di Facebook, Twitter e Blogger”, edito dal Sole 24 Ore. Una pubblicazione che è la prosecuzione dell’analisi contenuta nel primo (“Online Media relations”) ma che vuole essere anche uno strumento di approfondimento di concetti e teorie sul mondo delle PR calate nella sfera Social. Un libro, poi, che è il risultato di più di un anno di confronti con i professionisti che hanno partecipato ai master executive nei quali ho insegnato. Nel libro ho cercato di rispondere a tutte le domande che in questo anno mezzo mi sono state poste, coinvolgendo anche cinque ottimi professionisti (Antonella Coppotelli, Vincenzo Cosenza, Gianni Di Giovanni, Giovanni Scrofani e Piero Tagliapietra) per far loro approfondire aspetti centrali e importanti e per provare a contribuire anche alla ricerca e al dibattito su temi che sono ancora nel pieno della loro definizione culturale e professionale.

Ho provato così ad analizzare le nuove frontiere delle media relations, attraverso un rapporto specifico ma strategicamente centrale: quello fra l’organizzazione e i nuovi “media sociali” gli influencers, per esplorare e fornire gli strumenti operativi per fare ufficio stampa “sul e con il Web” ovvero riuscire a costruire una relazione con gli influencers e i nuovi media “sociali” e promuovere e veicolare il messaggio e la reputazione della propria organizzazione attraverso i nuovi media sociali. Si tratta di approcci profondamente diversi da quelli tradizionali offline e ancor più specifici di quelli, già innovativi, che vengono utilizzati per l’online media relations verso i media “professionali (giornalisti e giornali mainstream, grandi blog d’informazione, siti specializzati, ecc.) e che ne rappresentano il completamento.

Un libro che mira a esplorare e a definire i social media e i social network, a identificarne le caratteristiche e le peculiarità, oltre che fissarne le dinamiche di comunicazione e interazione su cui si fondano, per poi definire gli strumenti e le modalità necessarie alle Online Media relations per instaurare una relazione efficiente e funzionale con questi nuovi “soggetti” del’informazione digitale. Accanto a queste verranno analizzate le tecniche di scrittura e di produzione di contenuti per il Web 2.0 e le relative modalità operative della loro veicolazione. Grande spazio all’esplorazione, pratica e concettuale delle tecniche di analisi della rete, di monitoraggio e alerting e di misurazione e “peso” degli influencers stessi e dei risultati dell’attività delle Online media relations. Filo conduttore sarà la definizione degli ambiti e dei confini dell’attività di ufficio stampa online riguardo le altre attività online come il marketing, il social e il community management, la brand reputation management, sfida complessa su cui si stanno misurando grandi e media aziende in tutto il mondo. Infine un ampia sezione dedicata alla prevenzione e gestione delle crisi di comunicazione digitale, nell’ottica social.

L’obiettivo di questo libro è, quindi, fornire ai comunicatori gli strumenti concettuali e pratici per affrontare la sfida nella sfida: gestire le Online Media Relations e, contemporaneamente, le relazioni con i nuovi Media sociali digitali. Senza dimenticare che questi strumenti concettuali e pratici pongono le online media relations al centro del processo di comunicazione delle aziende, in una nuova definizione di PR online, guidate proprio dalle Online Media Relations, che agiscono “a monte” di un processo complesso nel quale interagiscono molte funzioni aziendali.