2014Fra i molti settori influenzati pesantemente da Internet, ai primi posti c’è la comunicazione pubblicitaria. La rete sta imponendo nuovi modelli di business, le innovazioni corrono a grande velocità, e se c’è una morale nella comunicazione odierna è che sia l’individuo che la grande azienda devono sottostare alla nuova grande rappresentazione di sé che funziona sul web. C’è una parola composta per definire questo passaggio: storytelling. A Pisa si è riflettuto sui nuovi scenari, che già conquistano social media e televisione.
Nel panel sullo storytelling all’Internet Festival di Pisa (parte della sezione “take the money” che ha ospitato startup competition, workshop sulle aziende tecnologiche, convegni sui Bitcoin e sull’advertising online) si è parlato della nuova tendenza della comunicazione digitale: quella di raccontare storie e di raccontarsi come una storia. Per una multinazionale, ma anche un’organizzazione no-profit, porsi in questo modo significa aggregare una comunità di interessi, di intenti e di clienti.
Da questo punto di vista, le aziende più strutturate avranno bisogno di competenze, di importare giovani comunicatori in grado di usare gli strumenti più innovativi (social e video soprattutto) per esaltare la storia umana dietro il corporate. Un modo di raccontarsi che sfida le rigidità anche della pubblica amministrazione, come ha ben illustrato Leonardo Sacchetti parlando del progetto Accenti, un clamoroso caso positivo di storytelling promosso da un ente pubblico.
Il progetto nativo, giovanisì, aveva l’unico scopo di sostenere autoimprenditorialità e indipendenza degli under 35 in Toscana, quando però si è capito che tutte quelle storie (110 mila) avevano un potenziale, si è creata una piattaforma per raccogliere le migliori. Risultato: un video virale, un libro, una eccezionale esposizione mediatica del progetto e di chi l’ha condotto.
Anche Stefania Milo, responsabile nazionale della Cna giovani, ha capito che la percezione media degli artigiani iscritti all’associazione andava aggiornata, raccontando le vere storie di chi oggi lavora con le mani. Così è nato un progetto originale e a bassissimo costo di “phototelling”, CnaNext: un blog con foto Instagram e breve descrizione delle miriadi di idee geniali degli artigiani di oggi negli ambiti del riutilizzo, dell’innovazione del prodotto.
Insomma, un po’ di ottimismo, come raccomanda anche Daniel Tarozzi, che da quando è sceso dal camper col quale ha attraverso il paese in cerca di persone che ce l’hanno fatta non solo è arrivato alla conclusione che i media non raccontano altro che la crisi finendo per peggiorarla, ma che andava raccontato tutto quanto restava escluso.Italiachecambia.org è nata proprio per questo scopo, anche in questo caso, come in Accenti e in altre piattaforme, il valore aggiunto sono le storie e l’effetto prodotto nel loro complesso, come in un puzzle che produce una immagine più bella di quella realizzabile sommando virtualmente i suoi pezzi.
Bisogna usare la testa ma anche essere un po’ matti. Giampiero Cito, pubblicitario, autore del libro Italia caput mundi, un viaggio nella penisola alla ricerca dei “mad in Italy”: gente abbastanza folle per credere ancora nel loro paese, che ha consentito di far emergere una leadership naturale ancora esistente. Un progetto di comunicazione che ha fatto guadagnare ai suoi ideatori 500 pagine di rassegna stampa.
“È certamente vero che l’Italia è in difficoltà, ma da pubblicitario posso assicurare che il punto di vista più bello per raccontare una guerra è quello di Achille, non perché un grande eroe, ma perché ha un lato debole pur nella sua forza. L’Italia è prima al mondo in 250 prodotti, e al secondo e terzo per altri 750. In una ipotetica Olimpiade del manifatturiero, andrebbe per mille volte sul podio.”