Lo scrive il Censis nel suo nono rapporto sulla comunicazione “I media personali nell’era digitale”. L’utenza di Internet, nel 2011, sfonda la soglia del 50% della popolazione italiana e considera quello digitale come il media con la migliore reputazione. La televisione è è sempre regina, i giornali perdono il 7% di lettori in 2 anni.
C’è sempre lei, la Tv, sul podio dei media degli italiani ma la sua reputazione, ovvero quanto gli italiani la ritengano affidabile e indipendente, crolla. Dietro, manco a dirlo, La Rete delle Reti, che sfonda la soglia del 50% di utilizzatori fra la popolazione italiana e, soprattutto, è considerata “più libera e disinteressata”. In una crisi ormai agonica i giornali cartacei, vere vittime sacrificali della rivoluzione del mondo della comunicazione raccontata dal Censis nel suo non rapporto sulla comunicazione “I media personali nell’era digitale”.
Giuseppe Roma, direttore generale Censis, nel suo intervento, ha sottolineato che siamo nella stagione della personalizzazione dell’informazione. Ci si costruisce i palinsesti da soli, si sceglie liberamente fra più media e, soprattutto, si preferisce sempre di più “condividere” che “ricevere” informazioni. Al centro la reputazione dei media, scarsa per quelli tradizionali, decisamente migliore per Internet.
Andando nel dettaglio la centralità dei telegiornali è ancora fuori discussione, visto che l’80,9% degli italiani li utilizza come fonte ma, tra i giovani, il dato scende al 69,2% avvicinandosi molto al 65,7% raggiunto dai motori di ricerca su Internet e al 61,5% di Facebook. L’utenza di Internet nel 2011 sfonda la soglia del 50% della popolazione italiana, attestandosi al 53,1% (+6,1% rispetto al 2009). Il dato complessivo si spacca tra l’87,4% dei giovani (14-29 anni) e il 15,1% degli anziani (65-80 anni); tra il 72,2% dei soggetti più istruiti e il 37,7% di quelli meno scolarizzati.
Qualche perplessità, più di qualcuna, a dir la verità, è l’inserimento dei quotidiani online insieme a quelli cartacei o il computo di essi in maniera indipendente. Non è chiaro perché i siti d’informazione debbano essere considerati “altro” rispetto a Internet nel suo complesso. Di più, i dati che riguardano al rete si riferiscono a un ipotetico utilizzo di “motori di ricerca” per informarsi. Ma la domanda sorge spontanea? Dove pescano i motori se non anche nei grandi quotidiani online?
Se la perplessità fosse giusta e si conteggiasse l’audience dei quotidiani online insieme a quelli riguardanti Internet, i numeri dell’online sarebbero ancor più sorprendenti di quanto già non siano.
Diminuisce il digital divide, aumenta il press divide. Lo studio conferma “il periodo di grave crisi attraversato dalla carta stampata. I quotidiani a pagamento perdono il 7% di lettori in due anni”. Sono il 54,4% gli italiani che si accostano a mezzi a stampa, accompagnati o meno da altri media, diminuiti rispetto al 60,7% del 2009. Il 45,6% è estraneo a questi media, percentuale aumentata rispetto al 39,3% di due anni fa. “Che si tratti di persone che guardano solo la televisione oppure di raffinati acrobati del surfing su Internet – sottolinea il rapporto – se leggono qualcosa lo fanno solo attraverso lo schermo”. Sono i giovani a “vivere abitualmente in rete” (l’84,6%) e sono proprio loro, con una quota del 53,3%, ad abbandonare maggiormente la lettura di testi a stampa (nel 2009 quest’ultima percentuale si fermava al 35,8% della popolazione giovanile).
Televisione. La tv è utilizzata dal 97,4% della popolazione italiana, ovviamente sempre più sul digitale che è aumentata di oltre 48 punti percentuali tra il 2009 e il 2011 arrivando al 76,4% della popolazione, ovviamente a scapito della tv analogica: -27,1% ma non è che ci fosse scelta, d’altronde. La satellitare mantiene quota spettatori al 35,2% degli italiani. Cresce la web tv e anche qui non è chiaro perché sia conteggiata “all’esterno” dei dati del Web. Comunque “aumenta la sua utenza di ulteriori 2,6 punti percentuali nell’ultimo biennio (l’utenza complessiva sale al 17,8%), mentre la mobile tv rimane a livelli bassi, relegata a un pubblico saltuario e di nicchia (0,9%)”. I giovani (14-29 anni) offrono un quadro diversificato: il 95% utilizza la televisione tradizionale (analogica o digitale terrestre), il 40,7% la web tv, il 39,6% la tv satellitare, il 2,8% l’iptv, l’1,7% la mobile tv.
Giornali. I quotidiani a pagamento perdono il 7% di lettori tra il 2009 e il 2011 (-19,2% rispetto al 2007), un crollo che è testimonianza di un trend che apparee ormai difficilmente invertibile. Resistono i periodici, in particolare i settimanali (28,5% di utenza), letti dal 36,4% delle donne e dal 20,4% degli uomini. Tengono anche i libri, con il 56,2% di utenza, ma il dato si spacca tra il 69,5% dei soggetti più istruiti che hanno letto almeno un libro nell’ultimo anno, contro il 45,4% delle persone meno scolarizzate. Gli e-book non decollano (1,7% di utenza).