Gestire una crisi sui social media

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Il giorno del giudizio arriverà per tutti ma per chi fa ufficio stampa arriva un po’ più spesso, quantomeno ogni volta che c’è una crisi. E se prima, nell’era offline, lo scenario era piuttosto circoscritto (giornali, radio, tv) nell’era dell’online confini non ce ne sono, la velocità è diventata forsennata e gestire una crisi presuppone conoscenze tecniche e capacità d’intervento originali e altamente professionali. I fondamentali, però, rimangono gli stessi, come spiega molto bene Pierluca Santoro sul suo Giornalaio, con il post e l’infografica che riportiamo sotto. Per chi volesse approfondire ulteriormente c’è anche la mia lezione sul tema, tenuta recentemente al Master in Media Relations all’Università cattolica di Milano.

 

Cresce in maniera esponenziale rispetto al passato il numero di occasioni nelle quali un’impresa può trovarsi esposta ad una crisi di comunicazione.

Social media e social network, il rapporto più diretto, quello che viene raccolto nella definizione di disintermediazione, che si genera tra organizzazioni e persone, sono ormai caratteristiche strutturali della comunicazione in Rete. Processo di comunicazione e relazione che, nonostante se ne parli ormai da tempo, sfocia molto più frequentemente di quanto sarebbe ragionevole attendersi in un caso di crisi di comunicazione.

A tale proposito utile la sintesi realizzata dal diagramma sottostante che evidenzia gli elementi per la gestione di una crisi di comunicazione. Nello schema infatti, viene sintetizzato il processo nel suo insieme e le distinte fasi per una gestione efficace di social media e della comunicazione digitale nel complesso.

Non sfugga che nelle diverse fasi ed aree del processo richiamate nello schema viene sempre dato per scontato che esista, che sia stato concepito preventivamente, un piano di gestione.  Sarà forse tautologico, apparentemente rindondante, ma la pratica quotidiana dimostra che così non è. Senza un piano è davvero diffcile implementare un piano nel momento del bisogno; elementare, Watson!