La viralità dell’Unità d’Italia

1985

Una piccola web agency di Termoli, la Tecnova, ha realizzato un video, o meglio un’animazione in flash, celebrativa dei 150 anni dell’Unità d’Italia. E’ diventato, inaspettatamente, un fenomeno virale, arrivando a toccare la soglia del milione di visualizzazioni. Durante una trasmissione radiofonica, alla quale partecipavo come ospite (La Radio sei tu) è intervenuto l’amministratore delegato di questa società per spiegare come quel video, molto bello, bisogna dire (guardalo qui), sia potuto diventare un fenomeno virale.

Fra le varie spiegazioni che ha dato una è stata, a mio parere, illuminante. La diffusione del video era rimasta entro limiti fisiologici sino a quando Beppe Severgnini, il noto giornalista del Corriere della Sera, non ha deciso di rilanciarlo sul suo blog. Da quel momento le visualizzazioni si sono impennate. Una dimostrazione, un perfetto case history, del ruolo degli influencer, degli opinion maker digitali, attraverso i quali un contenuto su Internet diventa una notizia per Internet.

In buona sostanza, sulla Rete navigano milioni di contenuti e informazioni ma, perché questi si trasformino in contenuti virali e perché le informazioni si trasformino in notizie, con, cioè, un potere d’influenza presso il pubblico di lettori, devono necessariamente essere inverati, scelti e riproposti da un sito o un influencer al quale gli utenti riconoscono autorevolezza. Solo in questo caso, carichi dell’autorevolezza e della credibilità propria del sito o del personaggio che li propone, diventano “casi virali” o notizie per la Rete. Diversamente si diffondono ma restano sommersi nell’overload d’informazioni che contraddistingue la Rete.
Si tratta di un concetto fondamentale per chi fa media relations sul Web, perché rappresenta il “motore” della diffusione delle notizie sulla Rete e che esalta il ruolo proprio di chi si rapporta professionalmente con i media. Infatti, l’ufficio stampa nasce proprio per rapportarsi con i media e, sulla Rete, il concetto di media si amplia sino a includere i siti d’informazione, certo, ma anche i blog e i singoli influencer, quelli, cioè, in grado di trasformare un fatto, un contenuto, in notizia per il proprio pubblico e quindi per quello dell’organizzazione per la quale lavora l’ufficio stampa stesso.

Il caso del video sull’Unità d’Italia, trasformato in virale, in “notizia” da un influencer, non fa altro che confermare la strategicità del ruolo delle media relations, in grado di interfacciare questi nuovi media e di comunicare con il proprio pubblico di riferimento, digitale in questo caso, attraverso di essi.