Ammetto che è un po’ datato (2003) ma è sempre uno spunto interessante.
EFG
Il pre-concetto dominante di Internet come luogo senza regole deriva da una scarsa focalizzazione della la dialettica fra le ragioni di Internet e le forme sociali di controllo della comunicazione, che costituiscono una parte – significativa – dell’egemonia tout court [Nota 1]. La corretta analisi di questa relazione offre una diversa prospettiva grazie alla quale è possibile scorgere un maggior numero di elementi in gioco ed iniziare a collocare meglio i tatticismi in atto su questo scacchiere, distinguendoli e creando così uno spazio definito di confronto.
Tale spazio è delimitato dalle posizioni raggiunte da tre forze divergenti, tre vettori, tre tensioni: egemonica, sociale, tecnica.
Com’è facile immaginare la tensione sociale ha per scopo quello di normare la tecnica affinché non diventi strumento asservito alla tensione egemonica, il che potrebbe corrispondere alla definizione di democrazia digitale o a quell’ottimo paretiano, concetto fondante dell’economia politica, che dovrebbe essere anche alla base di quell’economia digitale alla cui definizione si inizia ora a metter mano.
Proviamo ad identificare, limitandoci al dibattito italiano, le dinamiche attive all’interno dello spazio che abbiamo così definito.
La tensione tecnica è attualmente debole, non già per mancanza di competenze quanto per il fatto che l’evoluzione degli standard (quelli veri non quelli “di mercato”) è relativamente lenta rispetto alle dinamiche che vogliamo analizzare, per cui tale tensione risulta un punto fermo rispetto alle altre tensioni.
Le due tensioni rimanenti sono le più potenti, in particolar modo quella egemonica che raccoglie energia da tutte quelle organizzazioni, pubbliche o private, che intravedono in Internet un grande rischio per la loro raggiunta posizione. La tensione sociale si alimenta invece della forza di quelle organizzazioni che colgono o intravedono in Internet grandi opportunità di crescita (anche con l’obiettivo di raggiungere posizioni dominanti e dunque egemoniche, fa parte del gioco).
Ovviamente – e per fortuna – tutti sono consapevoli del fatto che ciascuna di queste forze è indispensabile per la tenuta di questa tensostruttura e tentano di condizionarne il posizionamento in modo da ampliare il settore di influenza della loro tensione di riferimento.
Per entrare in questa dinamica è però necessario fare i conti con due assunti di base:
Internet è di tutti, ma non è pubblica; Internet è potente, ma non ha potere. Non si tratta di paradossi: la Rete è di tutti in quanto la tecnologia soggiacente è aperta e chiunque può liberamente adottarla, ma non è pubblica, almeno non lo è nell’accezione comune del termine, non ha istituzioni verticistiche. È pubblica nel senso che riguarda una collettività ben ordinata, il cui ordine è denigrato da quanti sono spinti da tensioni egemoniche; costoro hanno come principale obiettivo quello di evitare – a qualsiasi costo – l’accreditamento come tale della cultura di riferimento di questa collettività, cosa che li priverebbe di quota parte del loro attuale potere. Per questo è di tutti ma non è pubblica.
Per analizzare meglio la questione del potere dobbiamo rifarci ai livelli OSI. La collettività di Internet ha i suoi confini posti fra il terzo ed il settimo livello OSI e può esplicare la sua potenza solo dove c’è la disponibilità dei primi due. Per questo è potente ma non ha potere.
Il grado di disponibilità dei primi due livelli dipende dal grado di democrazia e civiltà e qualifica gli stati nazionali che hanno saputo attuare una politica attenta ad evitare concentrazioni di operatori o posizioni dominanti. Il grado di disponibilità degli altri cinque livelli qualifica i diversi fornitori, in quanto i fornitori che non assicurano la piena e libera disponibilità degli altri cinque livelli o sono fortemente condizionati dalla tensione egemonica o – più semplicemente – sono incompetenti. Il modello trova facili riscontri, gli stati dove la politica è tendenzialmente egemonizzata, tendono a non rendere facilmente disponibile l’accesso ai primi due livelli OSI, i fornitori in posizione dominante tendono a ridurre i servizi degli altri cinque livelli per limitare l’interoperabilità con possibili concorrenti.
Torniamo ora alla situazione italiana e proviamo ad identificarne gli attori, la loro tensione dominante ed i motivi dell’attuale impasse del sistema.
La tensione tecnica è rappresentanta fondamentalmente dalla RA, mentre GARR, ISOC [Nota 2] ed NA possono essere considerate il nucleo di quella tensione che abbiamo definito sociale, tutto il resto alimenta la tensione egemonica. Il sistema, naturalmente squilibrato, garantisce il funzionamento di Internet in Italia dalla sua prima apparizione ad oggi ed ha sempre tenuto la rete italiana in linea con l’Europa e ad altissimi livelli di efficienza, tanto da consentire il raggiungimento di quella massa critica necessaria a far sì che i rischi paventati dalle organizzazioni a tendenza egemonica diventassero realtà. Le organizzazioni egemoniche hanno reagito invertendo bruscamente la strategia tenuta fino a quel momento, ossia la negazione del fenomeno, ed hanno impresso una forte spinta alla tensione egemonica con il chiaro scopo di annullare le altre, l’operazione non poteva riuscire ma lo spazio di dialogo ne è risultato sensibilmente ridotto.
L’effetto ultimo è stato il blocco delle dinamiche di autoregolamentazione della rete italiana ed attualmente la tensione egemonica imputa alle altre due tensioni la responsabilità di tale blocco e – a corredo retorico – dell’arretratezza informatica e digitale del sistema Italia. Tale interpretazione è confutata da un testo degli anni settanta: il Rapporto Nora-Minc [Nota 3] a cui rimando anche se di difficile (se non impossibile) reperibilità. Questa comunque situazione congela la rete italiana e gli effetti iniziano a travalicare l’economia digitale per interessare quella politica.
La politica, dal canto suo, ha progressivamente ridotto gli spazi di dialogo ed indebolito le tensioni tecniche e sociali, finendo per fare esclusivamente il gioco delle organizzazioni a forte tensione egemonica.
Nel 2002, a situazione già in stallo, nell’ambito della NA la proposta Griffini [Nota 4] esprimeva queste tre tensioni tramite una struttura chiaramente visibile nel grafo di sintesi [Nota 5]. La struttura era costituita da un board di coordinamento e tre task force posizionate ai punti di tensione (attrito) fra i diversi attori palesemente in gioco. Il limite di tale proposta era quello di non riuscire ad integrare nel sistema gli altri attori, notoriamente in gioco, come i “soggetti funzionali esterni” e le parti interessate (stakeholders).
La proposta – se attuata – avrebbe rappresentato un passo avanti [Nota 6], dalla sperimentazione sul campo di queste tre task force avremmo raccolto elementi sufficienti per ipotizzarne la trasformazione in comitati consultivi o commissioni, con ben precisi criteri di composizione, atti a garantire la rappresentanza di tutte le parti interessate e dunque quella trasparenza e apertura che caratterizza la Rete ed i modi di operarvi (Open).
[Il grafo Griffini]
Per motivi storici l’Area tecnica operativa, da sempre gestita dal CNR, è dotata di un meccanismo interno di consultazione (Comitato dei Contributori).
Le altre due aree non hanno articolazioni tali da consentire, a strutture esterne, una formale rappresentazione delle diverse esigenze o interessi. Il confronto si concentra quindi, a volte anche aspramente, all’interno della NA, unica struttura aperta a tutti i contributi ma il cui compito è essenzialmente tecnico: la manutenzione delle regole di naming. La recente attivazione del capitolo italiano della Internet Society può considerarsi un’articolazione dell’ Area tecnica normativa ma dovremo attendere ancora qualche tempo perché dia i suoi effetti.
Recentemente anche l’Area di indirizzo, che la discussione riservava alle istituzioni della Repubblica Italiana, ha visto una nuova articolazione, resta da vedere come l’area verrà definita nel suo insieme e come si rapporterà con gli altri soggetti. Nel Rapporto Nora-Minc si legge: “[Gli stati] si erano sempre preoccupati di fare delle comunicazioni un terreno riservato alle loro prerogative regali. Questo pezzo di sovranità rischia ormai di essere loro tolto subdolamente, a meno che non si diano da fare per diventare soci là dove non possono più essere padroni” [Nota 7].
Qualunque sia la soluzione a cui si perverrà i diversi attori dovranno porsi consapevolmente all’interno di queste tensioni, rispettandone la dialettica e difendendone gli spazi di confronto.
È tempo che le parti interessate prendano atto che questo delicato modello non è sostituibile a breve, che non ha un carico di rottura ma un punto di stallo e che quest’ultimo è ormai raggiunto. Tale passaggio è indispensabile per ripristinare l’equilibrio necessario a garantire il dialogo e le condizioni per tessere una rete migliore.
NOTE
1. Questo scritto prende le mosse dal testo: Culture della Rete [a cura di] cctld.it, http://cctld.it/next/html/note_01.html
2. Mi riferisco a “Società Internet” chapter italiano di ISOC.
3. Simon Nora, Alain Minc, Convivere con il calcolatore – rapporto sull’informatica al Presidente della Repubblica Francese, Bompiani, 1979
4 G.Griffini, ITA-PE, Considerazioni in fase terminale…, 25 maggio 2002.
https://listsrv.nic.it/pipermail/ita-pe/2002-May/010110.html
5 Il documento da cui è tratto il grafo è all’URL: http://www.grunz.com/cctld_draft/overviewd1.htm
6 E.Giandomenico, ITA-PE, Re: Forma giuridica, 30 maggio 2002
https://listsrv.nic.it/pipermail/ita-pe/2002-May/010174.html
7 Nora, Minc, 1979, p. 44 (cfr. nota 3)
© 2003 Eusebio F. Giandomenico