State of the Net, il miglior evento web dell’anno

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Per chi si occupa a tempo pieno di Web, Internet, comunicazione e ne mangia e pensa a pranzo e colazione è davvero difficile, nel turbine di eventi che spuntano come margherite in un campo, salvo poi appassire al primo sole, tornare a casa senza la sgradevole sensazione di aver “perso tempo”. State of the Net, che si è svolta a Trieste il 22 e 23 giugno scorsi, invece ha regalato la percezione e la convinzione di essersi finalmente arricchiti, di aver imparato o, quantomeno, di essere stati costretti a “pensare” a ragionare. Se a questo si aggiunge, poi, che gli splendidi scenari della città hanno accolto i migliori professionisti del settore che sono anche, il che non guasta, persone di grande spessore, oltre che professionale, umano, non si può non essere d’accordo con Marco Massarotto quando ha twittato: che State of the Net “è il miglior evento dedicato al web visto in Italia quest’anno (forse anche questi anni)”.

Ma andiamo con ordine. L’evento, organizzato dai magnifici tre: Sergio Maistrello, Beniamino Pagliaro e Paolo Valdemarin ha fatto  il punto sullo stato di Internet nel nostro paese. I professionisti italiani del web si sono incontrati e confrontati con speaker di alto livello nel corso di interventi e panel di discussione sui principali temi caldi del settore: web e social network, modelli organizzativi della Rete, città digitali, progetti open data, prospettive nel turismo, l’editoria digitale, le tendenze di eCommerce e mCommerce, i principi di trasparenza e privacy e i delicati equilibri tra politica e democrazia.

Tra i relatori, nomi di primo piano, come Luca De Biase (Il Sole 24 Ore – Fondazione Ahref), Luca Colombo (Facebook), Marco Massarotto (Hagakure), Marco Zamperini (NTT Data Italia), ma anche internazionale, come l’autore Andrew Keen, il blogger Marko Rakar, Jan Hemme portavoce di Pirate Party Berlin e l’independent consultant Euan Semple, il sottoscritto che ha avuto l’onore di aprire la conferenza, con Paolo Marenzoni (Image Buoding Digital) e Vincenzo Cosenza di Blogmeter. Quest’ultimo ha parlato dello stato della Rete, dando un quadro della situazione italiana:

State Of The Net 2012 – Vincenzo Cosenza

E partiamo proprio dai numeri snocciolati da Cosenza, con la grafica curata da The Visual Agency di Paolo Guadagni. L’Italia è al ventiquattresimo posto per abbonamenti broadband (22,3%), al ventesimo per connessioni wireless (42,4%). Oltre quaranta milioni di persone, pari al 73% della popolazione hanno accesso alla rete. Il luogo virtuale di ritrovo preferito è – e non siamo sorpresi – Facebook, che ha ad aprile un’unique audience di 22,4 milioni, di cui 13 milioni accedono quotidianamente e 7,75 da dispositivo mobile. Al secondo posto troviamo Twitter (3,64milioni di unique audience), in forte crescita (+111%), Linkedin (2,85 milioni), il ‘new kid on the block’ Google+ (2,68 milioni), il social per incontri Badoo (2,34 milioni), la piattaforma Tumblr pure in ascesa (+39,4%), compensata dal calo del maturo Netlog (600mila) e dalla crescita dell’esordiente Pinterest (500mila), sostenuta ma ancora di nicchia.

Fra gli argomenti più gettonati dagli italiani vince lo sport, con calcio e motori, e il cibo. Le pagine che stimolano di più l’interazione e la condivisione sono però quelle dei siti di informazione, sia mainstream sia offstream.

Nel panel successivo, che ho avuto l’onore di moderare, Cosenza con Paolo Marenzoni hanno discusso il ruolo degli influencer in Italia, in particolare la loro capacità di influire sul sentiment di un brand più che sui volumi di vendita di un prodotto. Spesso più autorevoli della voce aziendale ufficiale e capaci di scatenare viralità, il rapporto con i blogger e le personalità più influenti del settore può diventare per l’azienda il collante per mantenere una presenza in rete spalmata su una molteplicità di canali e coerente con la comunicazione istituzionale e di marketing. A questo riguardo Paolo Marenzoni ha presentato, in anteprima, una nuova metodologia che permette di “mappare” e pesare gli influencers, sia per interi settori merceologici che per una singola azienda. Una metodologia che inserisce, per la prima volta, elementi di valutazione qualitativa e bada molto più alla capacità di innescare viralità che non alla semplice audience.

Adriana Lukas, esperta di comunicazione e integrazione dei social media di London Quantified Self Group e Dave Snowden fondatore di di Cognitive Edge e consulente d’organizzazione aziendale, hanno invece affrontato e nel panel successivo il tema dell’organizzazione aziendale e del complesso passaggio dal modello basato sulla gerarchia, le regole, le procedure strettamente codificate e da rispettare, al nuovo che, che replica i format di collaborazione e di condivisione del web, per dar vita a un modello eterarchico, senza centro, caratterizzato da connessioni tra nodi peer to peer e pattern di relazioni.

Poi Snowden che ha sottolineato il concetto di resilience, per cui chi fa parte di un’organizzazione tende a perpetuare comportamenti consolidati e decisi da altri piuttosto che innovare procedure e relazioni. Ci si salva solo con comportamenti proattivi. Inoltre in un flusso di circolazione dell’informazione e dell’apprendimento peer to peer vince chi è capace di costruire uno storytelling efficace.

Marc Canter, ceo di Digital City Mechanics, nel suo intervento ha offerto consigli utili su come “Costruire Città Digitali in Italia” (le slide qui). Ton Zijlstra, esperto di knowledge management e change management, ha invece approfondito l’impatto della diffusione di politiche di Open Data in Europa (le slide). Ha presentato vari progetti d’eccellenza realizzati in Europa, come ePSIplatform, e alcuni italiani dati.piemonte.it, Open Data Lombardia e Open Data Bologna.

Anche lo scozzese Euan Semple, esperto di knowledge management e autore di “Organizations don’t tweet, people do”, ha sostenuto che sia necessario sviluppare abilità da storyteller, trovare la propria voce e proporsi in prima persona a raccontare le proprie competenze. Secondo Semple le organizzazioni gerarchiche non svaniranno, ma saranno sempre più spesso affiancate da quelle che chiama le ephemeral meritocracies.

E ancora Gigi Tagliapietra ha avviato il secondo giorno della conferenza con “Claude computing” (un gioco di parole fra “Cloud computing” e Claude Debussy), una bellissima presentazione – performance, a cui è seguito il panel con Tim Callington, Marco Massarotto e Antonio Pavolini. Nel pomeriggio è arrivata Roberta Milano, che, con uno speech molto informato e di grande intelligenza ha spiegato le potenzialità del Web nel mondo del turismo. E ancora  Marco Formento, Alessandro Mattiacci, Alberto D’Ottavi, Jacopo Vanetti, Hanchao Li e, infine, la conversazione coordinata da Antonella Napolitano su “Transparency in a networked society” con Andrew Keen, Marko Rakar e Jan Hemme, tre menti lucidissime per raccontare, oltre al futuro di internet, anche e soprattutto il suo presente, che è l’atmosfera nella quale siamo sempre più immersi.