Sul Web, sì, ma almeno capiamo prima perché

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Un interessantissimo post di Francesca Valente (leggi qui) che, con eleganza e professionalità, mette un dito in una piaga più che dolorosa: la rincorsa affannosa di aziende agenzie al Web. Da una parte le aziende – non solo medio piccole, si badi bene, ma anche grandi gruppi – che decidono di “entrare sul Web”, stanziano budget e poi producono strani frankenstein web che nulla portano al business e al brand, se non, a volte, danni. Dall’altra parte, agenzie che aprono web-branch perché il cliente glielo chiede (sia mai perdere un contratto) e accompagnano le aziende stesse, spesso, al fallimento. Francesca dice una cosa fondamentale: manca la consapevolezza del perché. Manca, insomma la visione strategica supportata dalla comprensione dello strumento ma, prima ancora, dello scenario prospettico che si ha di fronte, ovvero quello della rivoluzione paradigmatica delle modalità di comunicazione. Il più delle volte ci si accontenta del “ci sono tutti, ci vado anch’io”, come scrive giustamente Francesca. Ma questo, aggiungo io, ha conseguenze ancor più nefaste. Da una parte l’inflazione di agenzie, di monitoraggi sui social, di software che tutto ascoltano e tutto interpretano, sta annegando quelli che questo lavoro lo fanno sul serio e bene. Una sorta di dumping culturale, di iperinflazione da offerta improvvisata che sta danneggiando il mercato dela comunicazione. Dall’altro ci sono le aziende stesse. Budget non risibili investiti in progetti che nascono moribondi, vivono una breve e stentata vita per poi esalare l’ultimo respiro e lasciare ai manager la sensazione di aver commesso un grosso errore, errore nel quale, ovviamente, non vorranno incorrere più. Quanto questo abbia un ruolo nel cronico ritardo tutto italiano, nello sviluppo del web e di Internet in genere non sono in grado di misurarlo ma che un ruolo ci sia e tutt’altro che trascurabile, è indiscutibile.
Una riflessione è d’obbligo. Le agenzie, i consulenti dobvrebbero innanzitutto svolgere un fondamentale ruolo culturale. Spiegare prima il perché, far sì che i clienti capiscano e accompagnarli in un percorso che ne sviluppi la visione strategica e non la rincorsa competitiva fine a se stessa. Si tratta, fra l’altro, di un investimento: cliente soddisfatto contratto rinnovato, si dice, e mai, come nella comunicazione web, questo adagio è stato pieno di verità.